begonie

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La passione per le Begonie
Non so bene neppure io come cominciò questa mia passione…
La prima begonia ad arrivare è stata la Erythophylla, portata a casa da mia madre. Le sue grandi foglie verdi, tondeggianti, sembrano quasi cuoio levigato. Cresce generosamente ed ogni inverno ci delizia con i suoi delicati fiori rosa. Poi vennero alcune begonie bambusiformi, coi loro steli slanciati, le foglie picchiettate di argento e i grandi mazzi di fiori penduli e profumati. Poi le rex dai lussureggianti fogliami…
Cominciai a studiare il poliedrico mondo cui appartengono queste piante e scoprii quante differenti specie, forme, aspetti, dimensioni le caratterizzino. Ora di Begonie ne coltivo circa 450 tra specie e cultivar… ed ogni nuova arrivata mi stupisce e mi incanta ancora oggi dopo circa 20 anni di collezionismo.
Quindi cerchiamo di fare un po’ di ordine all’interno di questa strepitosa famiglia di piante ornamentali.

Parte 1 : l’ambiente in cui nascono
Intanto parliamo del loro habitat naturale: crescono spontanee in molte regioni tropicali e subtropicali del pianeta, ma sempre in zone circoscritte, umide, vicino a sorgenti o fonti di acqua o appoggiate a tronchi caduti e coperti di soffice muschio. Il fatto di trovarle in ambienti così confinati ci dice che forse hanno una bassa capacità di dispersione dei loro semi ed allo stesso tempo che ogni specie evolve adattandosi ad uno speciale ambiente. Molte begonie usano il vento o l’acqua per disperdere i loro semi, metodi che si rivelano piuttosto inefficienti, a dire il vero. Anche la dispersione attraverso uccelli e insetti con le begonie funziona poco, poiché, non so se ve ne siete accorti, ma il seme di queste piante è una polvere finissima. Solo la begonia longifolia è capace di questa dispersione e sono state trovate piante della stessa specie in siti molto lontani: dalle foreste della Cina dell’Est all’Himalaya, al sud ovest dell’Indonesia. Ma come si diceva è una rarità: generalmente le Begonie hanno popolazioni molto ben distanziate e separate.
Quindi le nostre amate piante vivono in aree ben ristrette e specializzate delle foreste tropicali. Begonia nelumbifolia e heracleifolia ad esempio, crescono nelle zone più interne e protette delle foreste tropicali del Messico e dell’America Centrale.
Begonia hirtella e ulmifolia sono meno ‘riservate’ e nascono anche fuori dai loro ristretti habitat: la hirtella specialmente, la trovo nata in molti vasi della mia collezione anche ad una certa distanza!
I botanici che indagano questa affascinante famiglia indicano la possibile origine prima delle Begonie in Africa; da qui, con la deriva dei continenti, sarebbero passate prima in Asia, Malesia, Indonesia, Papua Nuova Guinea fino alle isole Salomone.

Parte 2: perché una pianta è una begonia

Avete mai osservato una Begonia? Cosa può accomunare piante che ad occhio sembrano tanto differenti tra loro? La Begonia serratipetala ad esempio e la Begonia gehrti? Una rex e una bambusiforme?
Bene. Vediamo allora quali sono alcune caratteristiche che si ritrovano in tutte le nostre piante:
– Le foglie: sono sempre asimmetriche, oblique. Dopo di che, possiamo trovare quasi ogni forma rappresentata nella nostra famiglia ed anche, direi, ogni dimensione: si va dai pochi millimetri della minutifolia ai 50cm della Ricinifolia. Inoltre la superficie stessa delle foglie ha mille texture diverse: glabre, pelose, succulente, ciliate… Le foglie nascono alternate sulle piante, ma ci sono alcune eccezioni nelle specie asiatiche in cui le foglie sono disposte in modo opposto.
– Il portamento: può essere prostrato, eretto, ricadente o rampicante. Alcune possono sviluppare fusti legnosi, altre possono raggiungere i 3m di altezza. Altre possono sviluppare le foglie direttamente dal rizoma strisciante.
– Ci sono begonie sempreverdi, altre che invece necessitano di un riposo invernale (B. evansiana, b. crassicaulis, B. dregei, B. sutherlandii e tutte le Begonie tuberose, solo per fare alcuni esempi). La Begonia crassicaulis mantiene il suo fusto ingrossato ma cambia le foglie ogni anno e fiorisce durante l’inverno sui fusti spogli.
– I fiori: anche per quanto riguarda le infiorescenze, ne troviamo davvero molti tipi nella famiglia: in alcune specie sono infiorescenze terminali che si sviluppano alla sommità dei rami; altre invece nascono sulle gemme ascellari delle foglie. Non è raro che coesistano entrambe sulla stessa pianta! Così troviamo anche infiorescenze cimose e racemose (dove le racemose si estendono lungo un unico asse centrale): cimose sono le B. evansiana, la B. chlorosticta è racemosa. Inoltre possiamo trovare fiori femminili e maschili sulla stessa infiorescenza, piuttosto che sulla stessa pianta ma su infiorescenze separate, piuttosto che addirittura su piante diverse come nella B. roxburghii .
– Colori dei fiori: la maggior parte delle Begonie ha fiori bianchi o rosa ma esistono specie anche a fiori gialli o arancione. Alcune sono anche piacevolmente profumate, come la B. solananthera, egregia, hydrocotylifolia, minor e venosa. Anche B. masoniana, deliciosa, roxburghii sono molto profumate.

Parte 3- la classificazione
Anche qui le cose non sono semplici con le begonie. Dirò subito che esistono 2 classificazioni distinte:
1- Quella orticola: fu creata dal botanico Adolphe Van den Heede che suddivise le Begonie in 4 macrogruppi: tuberose, erbacee, a cespuglio, rizomatose. Oggi, grazie anche all’impegno dell’American Begonia Society, tale suddivisione è stata modificata con l’aggiunta di altre classi: bambusiformi, cespuglio, rizomatose, semperflorens, tuberose, rex cultorum, ricadenti, a fusto ingrossato.
2- Classificazione botanica: visto che la famiglia è così numerosa e poliedrica sono state create delle ‘sezioni’: nel 1998 Jan Doorenbos ha pubblicato una classificazione in cui sono suddivise le 1404 specie di begonia conosciute distinte in 63 sezioni, anche sulla base degli studi precedenti di Alphonse de Candolle, Otto Warburg, Edgar Irmscher. Ma ci sono ancora delle specie non inserite, come la boisiana o la thelmae. I caratteri scelti per la suddivisione riguardano stigma, ovari, frutti. Oggi, con i moderni studi si lavora anche sull’analisi della sequenza del DNA. Le sezioni più numerose sono: Augustia che raccoglie specie africane tuberose come B. dregei, B. sutherlandii; Diploclinum che raccoglie 140 specie asiatiche come b. grandis; Gireoudia che raccoglie specie messicane come la b. bowerae, hubertii, kenworthyae, sericoneura.

Parte 4 : tecniche di coltivazione
Abbiamo detto che in natura le Begonie crescono in ambienti tropicali e subtropicali, a diverse altitudini e in differenti habitats. Quindi specie differenti richiederanno anche cure differenti quando le porteremo nei nostri ambienti casalinghi di coltivazione. Una pianta che naturalmente vive in foreste molto piovose, sui tronchi ricoperti di muschio del Brasile, non potrà essere coltivata allo stesso modo di una altra specie che vive su una collina semi arida del Messico.
Risulta così molto importante scegliere la varietà o la specie ben conoscendone le caratteristiche e le necessità. Possiamo ancora una volta, aiutarci osservando le nostre piante: Begonie con foglie dai colori chiari, dalla superficie pustulata ameranno ambienti molto umidi e con luminosità molto soffusa. Così anche le piante con foglie coperte da peluria rossastra. Viceversa, piante con foglie succulente, o con foglie coperte da peluria biancastra ameranno meno l’umidità e di più la luce. Nel tempo infatti le begonie si sono adattate alle condizioni dell’ambiente in cui sono trovate a vivere sviluppando differenti strategie. La superficie pustulata, ad esempio, è un adattamento a condizioni di scarsa luminosità, tanto che la quantità di superficie grazie a questo stratagemma aumenta e con essa la fotosintesi. La peluria bianca serve invece per riflettere la luce eccessiva che potrebbe altrimenti danneggiare le foglie.
Così anche potremo dire che le specie che si sono adattate a vivere a condizioni di altitudine maggiore preferiranno temperature più fresche rispetto a quelle che vivono in pianura.
Luce, temperatura e umidità sono strettamente legate: bilanciare sapientemente queste 3 variabili ci porterà a coltivare begonie sane e vigorose.
1 temperatura: L’optimum delle begonie va dai 13 a 29°C , con le temperature notturne possibilmente appena più basse delle diurne. Viste le temperature di queste ultime estati anche noi abbiamo dovuto predisporre impianti per rinfrescare l’aria delle giornate più torride. Una semplice norma direbbe di rinfrescare con acqua fredda o ghiacciata i pavimenti delle nostre serrette.
3- Luce: Le begonie non amano il sole diretto: la luce deve essere indiretta, filtrata da alberi o reti. Se le coltiviamo in casa, cerchiamo finestre a nord durante l’estate ed esposte a sud in inverno. Se le piante ricevono poca luce le loro foglie saranno sottili e verde chiaro. Se ne ricevono troppa saranno verde giallastro, tenderanno a macchiarsi di bruno o assumeranno sfumature rossastre.
3: umidità : La maggior parte richiede umidità relativa tra il 40 e il 60%. I sintomi di umidità troppo scarsa sono l’ispessimento delle foglie, che diventano anche crespe, bruciacchiate ai margini e i fiori non riescono a schiudersi ma cadono secchi. Anche qui, bagnare il pavimento con acqua al mattino aiuta ad aumentare l’umidità dell’ambiente; se questo non è possibile, tenete le begonie vicine le une alle altre, di modo che si crei un piccolo microclima favorevole. Alcune specie richiedono necessariamente ambienti protetti e vanno coltivate in terrarium con umidità intorno al 90%.

Parte 5 – la scelta di contenitori e terriccio
Le begonie generalmente hanno radici sottili e un apparato radicale delicato e contenuto. Per questo richiedono vasi piuttosto piccoli, meglio se in cotto o in materiale traspirante. Ma ci sono anche piante come le bambusiformi o alcune begonie a fusto ingrossato che richiedono per ovvi motivi di stabilità vasi più importanti e profondi. Ambienti più caldi sono adatti a vasi in plastica che richiedono annaffiature meno frequenti. Si possono mantenere anche vasi della stessa misura, avendo cura però almeno 1 volta all’anno di cambiare il terriccio, di modo che esso sia sempre fresco, soffice, nutriente e permetta una perfetta areazione delle radici.
Il terriccio deve avere pH tra 5.8-6.8. deve essere leggero, ben drenante. Se vi sembra che il terriccio risulti troppo compresso e pesante, addizionate sabbia o perlite per favorire un buon drenaggio.

Parte 6: annaffiare e concimare
Queste operazioni dipenderanno da tutte le precedenti: umidità, temperature, luminosità, tipo di vaso e di terriccio. E naturalmente dal tipo di begonia che state coltivando.
La regola generale dice che si deve bagnare quando la superficie del terriccio risulta asciutta al tatto e non prima: l’eccesso di acqua è spesso la prima causa di malattia e della conseguente perdita della pianta. L’acqua deve riempire la superficie del vaso. Deve essere a temperatura ambiente: acqua eccessivamente calda o fredda manda le piante in uno stato di shock. Speciale attenzione va alle rizomatose -comprese rex e tuberose- che, nel periodo di riposo non vanno bagnate eccessivamente. Il primo sintomo di eccesso di acqua è la caduta delle foglie, il marciume al colletto degli steli e l’annerimento delle radici. Quando invece le begonie ricevono poca acqua le foglie ingialliscono e i fiori cadono prima di sbocciare. Se avete paura di confondere i sintomi, toccate il terriccio o prendete in mano la pianta e sentite il suo peso.
Quanto al concime io uso 20-20-20 durante l’intero anno: azoto fosforo e potassio sono i macronutrienti che rendono sane le nostre piante. Il concime non si applica alle piante in radicazione o a quelle in dormienza che sono particolarmente suscettibili all’eccesso di salinità.

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